fiore di loto rosa schiuso su uno stagno
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Yama, la morale universale – Gli otto passi dello Yoga

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Se credi che lo yoga si limiti soltanto alla pratica fisica, sono qui con l’umile intento di ampliare i tuoi orizzonti e offrirti una diversa prospettiva! In questo articolo, esploreremo la dimensione spirituale di questa disciplina millenaria, in particolare il percorso spirituale che ne inquadra gli aspetti teorici e pratici: gli otto passi dello yoga.

Prima di tutto, partiamo da una domanda e da un’osservazione.

La domanda è: cosa pensi che sia lo yoga? Prova a fare una ricerca su Google. Cosa ti comunicano le immagini che vedi? Noterai che si tratta di donne, per lo più giovani, per lo più magre, che si contorcono come se fossero fatte di gomma.

Riesci a cogliere la componente spirituale da queste immagini?
Se la risposta è no, è perché molto spesso è così e in queste immagini non la troverai. Perché? La ragione è puramente culturale.

Lo yoga occidentalizzato

Forse non lo saprai, ma queste immagini – fuorvianti e superficiali – sono il ritratto di uno yoga occidentalizzato. In Occidente, lo yoga si è diffuso di buon grado e rapidamente a partire dal XX secolo, complice anche il fascino che l’Oriente ha sempre esercitato su una cultura così frenetica e in continua crescita come quella occidentale. Presto sono fioriti migliaia di corsi e studi di yoga che hanno reso la pratica accessibile a molti. Tuttavia, il modo in cui la disciplina si è evoluta in Occidente ha snaturato gli aspetti più profondi della pratica. Nonostante il nome rimanga lo stesso, la sostanza è cambiata profondamente.

Nel momento in cui due culture si incontrano, occorre scegliere quali aspetti conservare della cultura di partenza e quali adattare alla cultura d’arrivo. Nel caso dello yoga, in Occidente l’attenzione si è concentrata unicamente sull’aspetto fisico della pratica, con poco interesse verso la dimensione spirituale che invece è il cuore dello yoga.

Fatte le dovute premesse, torniamo alla domanda iniziale. Cos’è lo yoga? Lo yoga è una filosofia, una pratica spirituale di crescita e consapevolezza le cui radici affondano nell’antica cultura indiana. Il termine deriva dal sanscrito “yuj” che significa “unire“, “coniugare“.

Cosa unisce lo yoga? Gli opposti. Yin e Yang, corpo e spirito, cuore e anima. Lo yoga li concilia, li rimette in equilibrio e in connessione, attraverso un percorso di crescita che si articola in otto parti: gli otto passi dello yoga.

Il sentiero degli otto passi

In poche parole, gli otto passi dello yoga tracciano il cammino dell’uomo verso uno stato di totale connessione con l’Universo. Nel complesso, la pratica dello yoga aiuta a creare le condizioni per una vita serena, equilibrata, in armonia con noi stessi e con chi ci circonda. Una vera e propria filosofia di vita che in India viene praticata da oltre duemila anni. I pilastri della filosofia yogica sono contenuti negli Yoga Sutra di Patanjali, che ne raccoglie i precetti teorici e pratici. Questo testo sacro insegna a comprendere e a domare l’irrequietezza della mente umana, al fine di raggiungere uno stato di pace e di quiete duraturi.

Patanjali suddivide il percorso in queste otto parti:

Yama: la morale
Niyama: la disciplina
Asana: esercizi o posture fisiche
Pranayama: tecniche di respirazione e di controllo energetico
Pratayahara: controllo dei sensi
Dharana: concentrazione
Dhyana: meditazione
Samadhi: illuminazione

In particolare, le prime due parti, Yama e Niyama, descrivono il modo in cui ci relazioniamo con noi stessi e con gli altri. Queste norme di comportamento insegnano a mostrare rispetto e gentilezza verso se stessi e verso il prossimo, rimanendo sempre consapevoli delle energie e delle emozioni che si agitano dentro di noi. L’atteggiamento che mostriamo verso le cose e le persone intorno a noi, si chiama Yama. Il modo in cui ci relazioniamo interiormente con noi stessi, si chiama Niyama.

Gli otto passi dello yoga – Yama

Nell’articolo di oggi, vorrei parlarvi degli Yama, i cinque aspetti della saggezza universale. Li leggo spesso per ricordare a me stessa quanto sia importante compiere sempre piccoli, ma significativi, atti di gentilezza. Soprattutto di questi tempi!

Ahimsa

L’amore, il rispetto verso tutte le forme di vita. Il concetto di nonviolenza che più avanti diventò il fulcro dell’approccio di Gandhi. Secondo i commentatori degli Yoga Sutra, ahimsa è lo Yama più importante e per questo si trova in cima alla lista. Ahimsa significa non ferire mai alcuna creatura vivente, in alcun modo. Ci invita a mostrare compassione e rispetto verso gli esseri viventi, siano essi piante, animali o altri esseri umani.

Satya

Nel secondo Yama, Patanjali ci parla di sincerità. In sanscrito, Satya significa proprio “dire la verità”, anche se non è sempre consigliabile, visto che la verità a volte può ferire inutilmente. Questo Yama ci invita a essere sempre consapevoli di ciò che diciamo e in che modo le nostre parole e le nostre azioni potrebbero ferire gli altri. Se dire la verità ha degli effetti negativi sugli altri, allora è meglio non dire nulla. Secondo Patanjali, Satya non dovrebbe mai entrare in conflitto con ahimsa.

Asteya

Il terzo Yama è asteya. Steya significa “rubare”, asteya ne descrive il comportamento opposto: non rubare e non desiderare nulla che non ci appartiene. Questo concetto non si riferisce solo alla sfera materiale, ma anche, e soprattutto, a quella spirituale e interpersonale: se qualcuno ci affida qualcosa o confida in noi, non dovremmo mai approfittarci della sua buona fede.

Brahmacarya

In sanscrito, la parola brahmacarya letteralmente significa: “movimento verso la verità essenziale“. In poche parole, questo Yama ci invita a rinunciare a tutto ciò che non è di nutrimento per la nostra crescita personale. Viene tradotto spesso con il termine “astinenza”, in particolare in relazione all’attività sessuale. Tuttavia, questo Yama per lo più ci intima di formare relazioni significative, in grado di favorire la nostra elevazione spirituale.

Aparigraha

L’ultimo Yama è aparigraha, un termine che grosso modo significa “tieni giù le mani” o meglio, “prendi solo ciò che ti è necessario”. Questo Yama ci invita a non approfittare di una situazione e a non lasciarci prendere dall’avidità. Ciò significa, per esempio, richiedere un giusto compenso per il nostro lavoro e non pretendere di più, perché altrimenti stiamo sfruttando il prossimo.

Molto spesso, rimanere attaccati ai nostri possedimenti ci impedisce di accettare il cambiamento ed evolvere serenamente. Gli Yama ci insegnano proprio a superare questa materialità per viaggiare leggeri, lungo la strada dell’illuminazione, portando con noi solo l’essenziale.

Articoli da cui approfondire:
La Scimmia Yoga – Gli otto passi dello yoga – gli Yama
Yogananda.org – Il Sistematico sentiero degli otto passi del Raja Yoga di Patanjali
Le vie del Dharma – Le otto braccia dello yoga

Libri da cui approfondire:
Yoga Sutra di Patanjali
Il cuore dello Yoga – T. K. V. Desikachar

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