Cerchi di donne, l’importanza della narrativa femminile
La notte scorsa ho sognato mia nonna, Amelia. Lo scrivo mentre indosso una felpa verde col cappuccio con su scritto il nome Amèlie, che è anche il nome del mio film preferito e della mia dolcissima Cocker Spaniel. Amelia, la nonna, e Amèlie, la cagnolina, hanno avuto un tempismo quasi perfetto nel lasciare questa Terra, l’una a un giorno di distanza dall’altra, nel maggio del 2017.
Curioso che proprio lei, Amelia la nonna, sia venuta a farmi visita nella notte in cui ho condotto il mio secondo cerchio di donne, il cui tema era, guarda caso, la realizzazione dei propri sogni.
In questo sogno così vivido, Amelia siede di fronte a me, lo sguardo trafitto dalla malinconia. Mi dà un assegno da 25mila euro e, vedendomi shockata da quella somma, mi rassicura dicendomi: “Ne avrai bisogno. Usali per coronare tutti I tuoi sogni”. Ne approfitto di quel momento per farle una domanda che mi tormentava da anni. “Nonna, ma se tu potessi tornare indietro… Cambieresti qualcosa della tua vita? Sceglieresti sempre di stare col nonno?”. E lei, con una saggezza che non credo di averle mai riconosciuto, risponde: “Non avrei cambiato la mia vita con tuo nonno, ma avrei cambiato me stessa. Avrei davvero voluto coronare tutti i miei sogni. Ormai è troppo tardi per me. Non seguire il mio esempio, non aspettare che sia troppo tardi. Me lo prometti?”
Condurre un Cerchio di Donne su questo tema è stato un dono, un privilegio inestimabile. Interrogarsi sui propri sogni può a volte porre delle domande alle quali non siamo ancora pronte per rispondere. Può portarci a riflettere sulle nostre scelte passate. Sui condizionamenti che abbiamo subito e sulle resistenze che abbiamo sviluppato. Sulla nostra visione del mondo e, dunque, sul grado di soddisfazione della nostra vita.
Avere uno spazio in cui potersi esprimere su temi comuni ci dà l’opportunità di esplorare la nostra narrativa personale, unica e particolareggiata, e inserirla nel contesto globale della narrativa femminile.
Nel Cerchio di ieri sera, quindici meravigliose donne hanno scelto di affidarsi alla mia guida e aprire i propri cuori in uno spazio di condivisione virtuale. Uno spazio protetto creato sull’impronta dei salotti letterari che nel ‘700 ospitavano donne dalle idee brillanti e rivoluzionarie.
Le stesse idee di cui abbiamo bisogno oggi, seppure in una forma più primitiva, in linea con il nostro sentire. Il nostro breve passaggio sulla Terra non si esaurisce solo nell’esperienza materiale. Ci siamo incarnati anche, e soprattutto, per sentire. Con il corpo, con il cuore, con i sensi, con lo spirito. Con tutto il nostro essere.
Questi spazi sacri trovano il modo di rimetterci in contatto con la nostra geografia emotiva. Ci aiutano a ritrovare le nostre coordinate interiori trmite il confronto con l’altro.
Le donne presenti ieri non si conoscevano tra loro. Non conoscevano neppure il tema su cui avremo lavorato. Eppure, hanno fatto un atto di fede e hanno deciso di ritagliarsi un piccolo spazio per riconnettersi con la propria interiorità in una dimensione collettiva, quella del femminile.
Un femminile la cui narrativa è stata usurpata, distorta e fatta a pezzi nel corso dei secoli. Un femminile che ha bisogno, ora più che mai, di rientrare in possesso della propria storia e raccontarla nella speranza che ispiri un cambiamento nella vita di chi l’accoglie.
Se sapeste quante volte abbiamo annuito (e pianto!) ieri sera, di fronte a un’esperienza in cui, anche se in misura diversa, abbiamo riconosciuto una matrice comune.
Come se stessimo tutte attingendo allo stesso lago, ma da fonti diverse.
E non è scontato, per niente: per mettere un pezzo di cuore in bella vista ci vuole coraggio. Eppure, non si può negare il potere curativo delle storie. Quando le liberiamo nel mondo, queste hanno l’enorme potere di mettere radici ed espandersi nel cuore degli altri.
Le storie ci aiutano a rinnovare lo sguardo su noi stessi e sull’ambiente che ci circonda. Ci insegnano ad accogliere e a perdonare. A prestare ascolto, a rimanere presenti a noi stessi e, soprattutto, alle nostre emozioni.
Per cui apriamoli, questi spazi di condivisione.
Creiamoli noi, questi mondi fatti di milioni di voci, uniche e inestimabili.
Lasciamo che sia la luce nei nostri occhi a raccontare la nostra storia.
È qui che ha inizio il cambiamento.