dettaglio di statua di Buddha grigia. Le braccia sul grembo accolgono petali di rose rosa
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Niyama, il rispetto verso se stessi – Gli otto passi dello Yoga

Nell’articolo precedente, abbiamo parlato degli Yama, i cinque precetti che descrivono gli atteggiamenti da adottare nei confronti degli altri. Il passo successivo, Niyama, ci invita a praticare rispetto nei confronti di noi stessi.

Attenzione a non considerarli esercizi: diversamente dal Pranayama e dagli Asana, Yama e Niyama non sono pratiche. In questo caso, le Niyama sono leggi più intime, personali. Si adattano al nostro codice interiore.

Possiamo considerare le Niyama delle vere e proprie regole di condotta individuale, pensate per aiutarci a migliorare noi stessi. Se gli Yama creano spazio intorno a noi, le Niyama fanno la stessa cosa, ma dentro di noi. Ci invitano a fare pulizia, ad essere disciplinati, grati, ma soprattutto consapevoli della nostra energia interiore.

Vediamole nel dettaglio.

Le cinque Niyama

Saucha – La pulizia

La prima niyama è saucha, la pulizia, e si manifesta sia all’interno che all’esterno. Essere puliti fuori significa semplicemente mantenersi puliti. La pulizia interiore ha tanto a che fare con il sano funzionamento dei nostri organi vitali quanto con la chiarezza della nostra mente. In questo senso, la pratica degli asana o il pranayama ci aiutano a prestare maggiore attenzione a questa chiarezza interiore.

Santosha – La contentezza

Un’altra niyama è santosha, la contentezza, la modestia. Significa essere felici con ciò che abbiamo. Spesso ci aspettiamo un risultato specifico dalle nostre azioni, ma altrettanto spesso rimaniamo delusi. In questi casi, è inutile disperarsi. Al contrario, dovremmo imparare ad accettare quello che è successo. Questo è il vero significato di santosha: accettare ciò che accade intorno a noi. Un commentatore degli Yoga Sutra afferma questo: “La contentezza vale più di tutti i sedici paradisi messi insieme”. Ecco, invece di lamentarci, santosha ci invita a imparare sempre da ogni avvenimento. Vale tanto per le attività della mente, quanto per quelle del corpo e dello spirito. Dipende tutto da noi e da come ci sentiamo riguardo a ciò che Dio ci ha dato.

Tapas – La cura del corpo

La terza niyama è tapas e si riferisce all’atto di mantenere il corpo in buona salute. Letteralmente, tapas significa riscaldare il corpo e, in questo modo, ripulirlo. Alla base del concetto di tapas, vi è l’invito a sbarazzarsi dei rifiuti nel nostro corpo. Per farlo, possiamo – e dobbiamo – prestare attenzione a ciò che mangiamo, alla postura, alla respirazione, alle nostre abitudini alimentari. Tutti questi tapas aiutano a prevenire l’accumulo di tossine nel nostro corpo e a mantenerlo in salute.

Svadhyaya – Lo studio di sé

La quarta niyama è svadhyaya. Il termine deriva dal Sanscrito sva, che significa “appartenente a me” e adhyaya, “studio”, ma anche “avvicinarsi a qualcosa”. Svadhyaya vuol dire dunque avvicinarsi a se stessi, studiare se stessi. L’apprendimento, le contemplazioni, qualsiasi tipo di contatto induca a imparare di più su noi stessi rientra in svadhyaya. Nel contesto di niyama si traduce spesso con l’espressione “lo studio dei testi antichi“, che naturalmente ha molto senso, perché lo yoga ci invita sempre a farlo. D’altronde, non possiamo trascorrere tutta la giornata in contemplazione. Ci servono dei punti di riferimento. Gli Yoga Sutra, per esempio, dicono che man mano che progrediamo nello studio del sé, troveremo una connessione con le leggi divine e con i profeti che le hanno rivelate. Allo stesso modo, dal momento che i mantra vengono spesso recitati con questo proposito, svadhyaya si traduce anche con “la ripetizione dei mantra“.

Isvarapranidhana – Fiducia nell’energia divina

L’ultima niyama è isvarapranidhana, che letteralmente significa: “rimettersi alla volontà divina”. Se è vero che spesso rimaniamo delusi dalle nostre azioni, è vero anche che a un certo punto dovremo accontentarci e confidare in un potere più grande di noi. Per questo la modestia (santosha) è così importante: ci è sufficiente sapere di aver fatto del nostro meglio. Al resto, ci penserà la coscienza divina.

Ti è piaciuto questo articolo? Leggi anche: Gli otto passi dello Yoga: Yama, la morale universale

Approfondimenti:
Intervista a Desikachar – Autore de “Il cuore dello Yoga”
– Eckart Yoga – Yamas and Niyamas

– Yoga International – The Role of the Eight Limbs of Yoga in Yoga Practice

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